le altre misure

Proroga di 12 mesi per la permanenza nella sezione speciale del registro delle imprese e dei conseguenti benefici disegnati per le start up e Pmi innovative

di Michela Finizio

Mauro Pretolani: “Nelle startup investimenti dimezzati nel 2020”

Proroga di 12 mesi per la permanenza nella sezione speciale del registro delle imprese e dei conseguenti benefici disegnati per le start up e Pmi innovative

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Le startup innovative potranno stare nella sezione speciale del registro delle imprese per 12 mesi aggiuntivi. Una proroga, introdotta con il Dl 34/2020, che estende per un anno le agevolazioni pensate per queste realtà, ad esempio gli incentivi per gli investitori oppure la deroga sulla legge di fallimentare, aspetto non secondario durante la crisi. «Si tratta di concedere un anno in più alle startup per raggiungere i loro obiettivi, sopravvivere nel 2020 e guardare al futuro», commenta Marco Celani, portavoce dell’associazione Italia Startup.

Tante startup in questi mesi hanno dovuto ridurre al minimo il personale e i costi fissi. «Si è ricorsi alla cassa integrazione e in molti casi continuano a lavorare solo i soci, da casa e spesso gratis», aggiunge Celani.

Le startup e le Pmi innovative in Italia sono circa 13 mila e occupano circa 60 mila persone di cui 48 mila sono soci di capitale. Per il 20% sono fondate da giovani sotto i 35 anni. Il 52,3% di queste società è in perdita, dato fisiologico essendo appena nate. Per questo comparto, finora escluso dalle misure messe in campo per fronteggiare l’emergenza Covid-19 (con il Dl Cura Italia e il Dl Liquidità), il decreto Rilancio ha previsto anche il rifinanziamento (100 milioni per il 2020) del programma Smart&Start Italia, i contributi a fondo perduto per favorire l’incontro tra startup innovative e incubatori (10 milioni di euro), il potenziamento del Fondo di sostegno al venture capital (200 milioni per il 2020) e il dimezzamento delle soglie per ottenere il visto Investor Visa for Italy per i cittadini non Ue che entrano nel capitale sociale di startup italiane.

Oltre a queste misure è stato poi esteso il credito di imposta per la ricerca e sviluppo (articolo 1, comma 200, legge 160/2019) anche alle spese sostenute per contratti di ricerca «extra muros» stipulati con startup innovative. «Ci sarebbe piaciuto, però, maggiore coraggio nel innalzare la deducibilità degli investimenti effettuati dalle stesse startup», conclude Celani. Chi è sopravvissuto, infatti, oggi per andare avanti deve investire sul capitale umano, sulle consulenze o lo sviluppo di software e così via.



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