La crisi ha fatto calare del 20% la produttività degli studi che giovedì 4 giugno si mobilitano via web. Obiettivo: la modifica del Dl Rilancio
di Patrizia Maciocchi
La crisi ha fatto calare del 20% la produttività degli studi che giovedì 4 giugno si mobilitano via web. Obiettivo: la modifica del Dl Rilancio
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La crisi colpisce duramente i liberi professionisti che vedono calare la loro produttività di oltre il 20%, a fronte di una media nazionale del 3,8%. In 12 anni il settore ha perso oltre 13mila euro per ogni singolo professionista, rispetto a una media che per tutti gli occupati che contribuiscono al Pil, è stata di 2.384 euro. Sono i dati dello studio dell’osservatorio del Consiglio e della Fondazione nazionale dei commercialisti. Numeri sui quali pesa l’idea di vedere nelle libere professioni una sorta di ammortizzatore sociale: la via di fuga dalla crisi occupazionale grazie all’apertura di una partita Iva. Il risultato è stato un’offerta di servizi che supera di molto la domanda.
La protesta in diretta streaming
In questo contesto si inserisce la richiesta di attenzione al governo da parte del Comitato unitario permanente degli ordini e dei collegi professionali, che giovedì 4 giugno, con la rete delle professioni tecniche, darà vita dalle 10,30 alle 12,30 a una manifestazione di protesta. In diretta streaming. Gli Stati generali delle professioni italiane, 23 Ordini saranno uniti, per lanciare il loro «Manifesto per la rinascita dell’Italia». L’obiettivo è ottenere dall’esecutivo una modifica del Dl Rilancio, soprattutto riguardo alla possibilità di usufruire dei 600-1.000 euro e dei contributi a fondo perduto. Ma non solo. Alla protesta si unisce una proposta, un decalogo di suggerimenti a 360 gradi.
Dal diritto alla salute, a un potenziamento degli investimenti, dalla semplificazione normativa al principio di sussidiarietà, fino a un alleggerimento della pressione fiscale. Dal Cup anche la richiesta di avviare un green new deal per progettare opere innovative e sostenubili e promuovere un fondo per lo sviluppo professionale. Senza dimenticare il patrimonio culturale e ambientale la cui valorizzazione passa anche attraverso un piano di catologazione. Per la crescita del Paese è poi necessaria una spinta propulsiva al processo di digitalizzazione.
In 12 anni il 28% di professionisti in più
La prova che si impone un cambio di passo è ancora nei dati dell’Osservatorio. Il numero dei professionisti è lievitato, con un +28% nel 2019 rispetto al 2007, nel contesto di un’economia nazionale in cui a crescere era la disoccupazione. Nello stesso periodo, l’occupazione aumentava, secondo l’Istat, appena del 2% a fronte di un calo dell’11% per liberi professionisti e autonomi. L’effetto è stato il crollo della produttività individuale. Focalizzando l’attenzione sulle professioni economiche giuridiche e tecniche, il valore aggiunto per il singolo professionista è passato dai 71.302 euro del 2007 ai 57.573 euro del 2019, con una flessione del 19,3 per cento. Un dato ancora significativo se si considera che prima la produttività media del settore superava la media nazionale attestandosi al 113%, mentre dopo la crisi è scesa al 94 per cento. Un crollo generalizzato che è stato più contenuto per le professioni giuridiche ed economiche (-16,9%) che per quelle tecniche, che hanno fatto registrare – 20,4 per cento. Temi al centro dell’incontro di oggi, della cui importanza è convinto il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani. Per Miani, l’esclusione dall’accesso al credito al fondo perduto è solo l’ultima prova della disattenzione.